"Dico sempre a tutti, quando mi capita, che
Roma è la città più bella del mondo. Delle città che conosco, è quella
dove preferisco vivere: anzi, ormai, non concepisco di vivere altrove.
Gli incubi peggiori sono quelli in cui sogno di dover lasciare Roma per
tornare nell'Italia del nord. La sua bellezza è naturalmente un mistero:
possiamo pure ricorrere al barocco, all'atmosfera, alla composizione
tutta depressioni e alture del terreno, che le dà continue inaspettate
prospettive, al tevere che la solca aprendole in cuore stupendi vuoti
d'aria, e soprattutto alla stratificazione degli stili che a ogni angolo
a cui si svolti offre la vista di una sezione diversa, che è un vero
traumna per l'eccesso della bellezza. Ma Roma sarebbe la città più bella
del mondo, se, contemporaneamente, non fosse la città più brutta del
mondo?
Naturalemente bellezza e bruttezza sono legate: la seconda rende patetica e umana la prima, la prima fa dimenticare la seconda.
I punti della città solo belli, e i punti della città solo brutti sono
rari. Quando la bellezza si isola ha qualcosa di archeologico nel
miglior caso: ma più spesso è espressione di una storia non democratica,
in cui il popolo è lì a far colore, come in una stampa del Pinelli.
E così - al contrario - la bruttezza, quando si isola, e giunge fin
quasi all'atroce, non è mai completamente depressiva e scostante: la
fame, il dolore vi sono allegoria, la storia è storia nostra, quella del
fascismo, della guerra, del dopoguerra: tutta tragica, ma in atto, e
per questa piena di vita (.....)"
Pier Paolo Pasolini
Tratto da "Storie della città di Dio", raccolta di scritti giornalistici dal 1950 al 1966.
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